Tecnologie a supporto della comunicazione in emergenza nell’intervista a Roberto Scano

Intervista a Roberto Scano, presidente Commissione UNINFO e-Accessibility ed esperto di accessibilità, comunicazione e sviluppo web: quali tecnologie sono utili in emergenza?

La redazione di Abili a proteggere ha intervistato il 29 gennaio 2021 Roberto Scano, presidente Commissione UNINFO e-Accessibility, tema di cui è stato rappresentante dell’Italia nel tavolo Europeo WADEX (Web Accessibility Directive Expert Group) fino al 2020, ed esperto di accessibilità, comunicazione e sviluppo web nonché di normazione tecnica e legislativa. Pubblichiamo di seguito l'intervista disponibile anche sul nostro canale youtube Abili a proteggere sottotitolata.

Secondo lei, quanto le nuove tecnologie sono state di aiuto durante l'emergenza Covid?

Le tecnologie sono sempre state utili in tutte le emergenze, ma parliamo anche di vecchie tecnologie, come gli sms, che comunque sono un sistema per raggiungere facilmente gli utenti anche non digitalizzati. Ad esempio una cosa similare, la vivo spesso a Venezia: adesso utilizzo le app per l'alta marea, perchè se non sappiamo quale è il livello reale succedono poi quelle cose che purtroppo sono successe con l'emergenza di un paio di anni fa.

È chiaro che anche con il Covid è stato utile e interessante l'uso della tecnologia, perché ci consente di avere informazioni grazie anche ai molti dati disponibili. Rendiamo merito anche alla Protezione Civile stessa, perchè tutte le informazioni che rilasciano quotidianamente sul tema del numero dei contagi, il numero di persone ricoverate e via dicendo, danno comunque una stima rappresentata anche visivamente, per chi ha il dono della vista, ma sono disponibili anche dati che possono essere compresi e letti da persone che magari non hanno possibilità di interagire con le mappe; servono anche alla comunicazione da parte degli enti locali e per la comunicazione giornalistica.  Quindi la cosa interessante è che grazie all'uso della rete si è potuta dare molta più informazione rispetto alle classiche modalità di comunicazione. Prima era la televisione e il giornale del giorno dopo che davano le informazioni, adesso con la rete, tra Twitter e Facebook o comunque social, che sono sufficientemente immediati, dove dall'altra parte c'è una pubblica amministrazione attiva su questi canali, si garantisce un'informazione chiaramente più rapida, qualitativamente migliore ed è meno pericoloso che qualcuno la interpreti in modo non corretto perché il dato viene rilasciato da fonte ufficiale.

Può indicarci un esempio di buona pratica di come le tecnologie possono essere usate dalle persone con disabilità ai fini della protezione civile?

Chiaramente ci sono diverse app di segnalazione, come ad esempio il canale Telegram per dare informazioni di supporto. Il concetto di notifica immediata, grazie agli strumenti digitali, è oramai una cosa essenziale soprattutto in ambito di emergenze. Circa 7-8 anni fa, c'era un bellissimo progetto indiano che si chiamava Ushaidi, una sorta di social condiviso per le persone che avevano problematiche durante un'emergenza, come un'alluvione o un terremoto, ove c'era connettività, che effettivamente è un problema, che comporta un ulteriore problema di comunicazione. Quindi anche questo aspetto ci insegna che è giusto usare i social, ma in alcuni casi il vecchio sistema, quello manuale, a megafono va ancora bene. La tecnologia è utilissima in questi casi, avendo dati in tempo reale. Ad esempio INGV usa Twitter molto frequentemente, come anche il Dipartimento della protezione civile, che usa i canali social molto attivamente. Per la comunicazione in ambito protezione civile, il potere dei social è positivo, rispetto purtroppo ad altri casi che stiamo vedendo in questi giorni dove alcuni effetti emulativi dell'uso non corretto dei social, come di tutte le tecnologie - perchè la tecnologia tecnicamente è neutra dipende poi come la si utilizza - può portare anche a disgrazie.

Il covid ha portato ancora più alla luce delle criticità in tema di accessibilità?

Assolutamente sì. Da una parte ha avuto il merito di far smuovere i grossi player, pensiamo ad esempio a Facebook, che ha iniziato a sottotitolare tutti gli eventi in diretta, una cosa che prima non veniva fatta specialmente in lingua italiana, perché ci si è resi conto che una comunicazione è importante e se è importante deve raggiungere tutti e non deve discriminare soprattutto nei casi in cui l'utente con disabilità è una delle persone più fragili rispetto alla comunicazione. Se una comunicazione è d'impatto visivo, se vi sono delle comunicazioni con scritte o con immagini, se sono non vedente non posso usufruirne, se l'informazione è solamente audio, se sono sordo non posso ascoltarle e via dicendo. Quindi ci sono purtroppo ancora dei casi, dovuti ad ignoranza o a non conoscenza dell'uso corretto dello sviluppo di siti web e applicazioni, che hanno causato discriminazione alle persone con disabilità, a partire anche proprio dalla pubblicazione di decreti scansionati. Per accedere ad un decreto scansionato e pubblicato in tarda notte, che entra in vigore il giorno dopo, una persona non vedente deve affidarsi a qualche giornalista, che lo interpreta, ma la persona con disabilità, e questo è essenziale, esige la propria autonomia nelle attività, nella lettura, nell'uso degli applicativi. Non si deve pensare "si fa aiutare da qualcuno", perché non è detto che voglia o possa farsi aiutare da qualcuno.

Quali sono stati i problemi di accessibilità di siti e app maggiormente usati dalle persone con disabilità?

Abbiamo avuto all'inizio piccoli problemi di accessibilità con l'app Immuni. Persone non vedenti si sono, infatti, lamentate di non poter autonomamente gestire l'app. C'è stato poi un intervento di miglioramento, ma il primo impatto è stato che la persona non vedente non potesse autonomamente tutelarsi in un campo ove è necessaria la riservatezza. In TV all'inizio in occasione delle raccolte fondi si chiedeva di fare un versamento usando l'iban in sovrimpressione, cosa non possibile per le persone cieche o ipovedenti, ma non solo, per chiunque debba copiare l'iban è meglio avere una voce che lo indichi. Molte cose che non sono state pensate per l'inclusione sono state difficoltose pure per noi: ad esempio, l'informazione delle infografiche con il decalogo per il Covid partiva in modo accessibile perché veniva pubblicato nel sito del Ministero con la pagina con il decalogo, poi varie amministrazioni, copiavano e incollavano l'immagine perdendo il riferimento al contenuto originale rendendo inaccessibile l'informazione per le persone non vedenti. Una bellissima cosa che si è iniziata a vedere, e il primo è stato proprio il Dipartimento della Protezione Civile, nelle conferenze stampa è l'interprete della lingua dei segni. La LIS purtroppo normativamente non è un obbligo, anche in ambito web ove è oneroso perchè serve effettivamente una persona che stabilmente per ogni contenuto multimediale sia presente e faccia la traduzione, l'interprete in lingua dei segni. In occasione di un evento, un'informazione, il mio presidente della regione per esempio, o in occasione delle conferenze stampa del Presidente del Consiglio o della Protezione Civile, c'è sempre un interprete LIS, perché il tema in questo caso dell'inclusione il più estesa possibile è essenziale per garantire che la comunicazione arrivi a tutti senza discriminazione.

Ringraziamo Roberto Scano per la disponibilità e collaborazione dimostrate. 

L'intervista è disponibile nella versione integrale e sottotitolata sul nostro canale youtube Abili a proteggereNiente di Speciale è la sezione del sito dedicato alle interviste della redazione Abili a proteggere, perché non esistono bisogni speciali ma specifiche necessità.

Interviste Niente di Speciale: Coronavirus, accessibilità e disabilità

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Fonte foto: Roberto Scano