Volontariato: intervista a Mario Nodari, Supporto Nazionale Emergenze

Intervista a Mario Nodari, Responsabile Comunicazione dell'Associazione Supporto Nazionale Emergenze: volontariato ai tempi del Covid-19

Abili a proteggere ha intervistato il 25 maggio Mario Nodari, Responsabile Comunicazione di Supporto Nazionale Emergenze, Associazione nazionale protezione civile sanitario, che negli anni si è specializzata e attrezzata principalmente per interventi in ambito di emergenze idraulico/idrogeologiche e nella predisposizione di Posti di Assistenza Socio-sanitaria comunemente conosciute come “PASS”. Di seguito l'intervista all'associazione Supporto Nazionale Emergenze:

Quali richieste più frequenti avete ricevuto e da chi?

Questa è una domanda che prevede molteplici risposte anche perché questo è il 78esimo giorno consecutivo in divisa in emergenza e non era mai successo prima ed era totalmente inimmaginabile. Le molteplici richieste sono arrivate dai Comuni, dalle Province, dalle Regioni e hanno riguardato in particolare le popolazioni più fragili, come gli anziani, persone con disabilità, donne incinte. Inizialmente, quando c'era molta paura, abbiamo ricevuto richieste di informazione, la gente non sapeva cosa fare, quando poi è arrivato il vero e proprio lockdown, noi operando prevalentemente nel nord Italia, e in particolare in Lombardia, abbiamo iniziato a consegnare a casa tutto quello che le persone chiedevano, tutto quello di cui avevano bisogno, dalla spesa ai farmaci.

C'è stata una fascia di popolazione più fragile che si è maggiormente rivolta a voi?

Principalmente gli anziani anche perché erano quelli che in teoria non potevano uscire e qui bisogna fare un distinguo: c'è stato un 80-90% che realmente si è attenuto alle disposizioni ed è rimasto in casa e un 10% che ha continuato ad uscire, voleva andare al supermercato, era anche da capire. Andare a consegnare la spesa agli anziani rimasti in casa, soprattutto i primi giorni, era a volte struggente perché c'erano persone che scoppiavano in lacrime e sentivano di essere tornati ai tempi della guerra, loro che magari l'avevano vissuta, e quindi erano loro sicuramente tra le persone più spaventate e di conseguenza più fragili, anche perché abbiamo visto che il virus ha colpito maggiormente la parte della popolazione più anziana.

A parte la spesa, c'è stato qualche ulteriore bisogno specifico?

La consegna dei medicinali sicuramente, ma uno dei servizi più importanti è stato un altro: è capitato più volte che una persona si sia ammalata, ha preso il virus, quindi veniva presa così come era da casa e portata in ospedale senza nulla, ovviamente i parenti venivano automaticamente messi in quarantena, come da protocollo sanitario, e quindi non c'era più minimamente il contatto tra la persona ricoverata in ospedale, non per forza in terapia intensiva e quindi incosciente, e i familiari a casa. Noi in questi casi andavamo a casa, con tutte le precauzioni del caso, e portavamo banalmente anche un cellulare alla persona in ospedale in modo che potesse comunicare con i propri familiari a casa e questo aspetto è stato importantissimo perché immaginiamo di avere per esempio un genitore anziano ricoverato in ospedale e non avere più notizie, una cosa terribile.

Eravate preparati a rispondere a queste necessità?

Risponderò in maniera molto sincera: noi siamo specializzati sulle alluvioni, sulla logistica dei campi sulla neve, sui posti di assistenza socio-sanitaria, però nessuno si sarebbe mai immaginato una cosa del genere e dire che eravamo pronti la risposta è no, dire che poi ci siamo fatti trovare pronti la risposta è sì, perché ciascuno di noi, lo dico con un pizzico d'orgoglio, quando indossa questa divisa alla fine riesce a fare quasi tutto.

Per quella che è stata la vostra esperienza, che consiglio si sentirebbe di dare?

Il consiglio è quello di continuare a rispettare le regole e i protocolli, perché c'è la convinzione diffusa che adesso è arrivata l'estate, che i contagi stanno diminuendo, però nessuno di noi sa e può prevedere cosa potrà succedere nell'immediato futuro. Non possiamo comportarci con leggerezza, perchè nessuno di noi vuole tornare a vivere quello che ha vissuto negli ultimi due mesi, nessuno. 

Io stamattina sono in divisa perché ero al mercato del mio paese a regolamentare gli accessi, misurare la temperatura e devo dire che la stragrande maggioranza delle persone rispetta le regole, indossa bene la mascherina, è ben disposta a farsi misurare la temperatura. Una settimana fa eravamo al mercato ed è arrivata una signora di circa 80 anni che ha chiesto la misurazione della febbre e ovviamente l'abbiamo misurata come da protocollo ed ha risposto: "Fate bene perché adesso i dottori siamo noi, siamo noi che adesso dobbiamo intervenire." Quindi la popolazione ha capito ed è consapevole della situazione.

L'intervista è disponibile nella versione integrale e sottotitolata sul nostro canale youtube Abili a proteggere. Niente di Speciale è la sezione del sito dedicato alle interviste della redazione Abili a proteggere, perché non esistono bisogni speciali ma specifiche necessità

Ringraziamo Mario Nodari dell'Associazione Supporto Nazionale Emergenze per la disponibilità e cortesia dimostrata. 

Link utili: SNE - Supporto Nazionale Emergenze

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