Intervista a Prociv-Arci: volontariato al servizio delle comunità vulnerabili

Proseguiamo l'indagine nel mondo del volontariato: l'intervista al presidente di Prociv-Arci Fabio Mangani si è focalizzata sui temi dell'ascolto e della risposta alle specifiche necessità della popolazione vulnerabile

Il 14 maggio la redazione di Abili a proteggere ha intervistato il presidente dell'Organizzazione di Volontariato di protezione civile Prociv-Arci Fabio Mangani. In piena emergenza Coronavirus, i volontari dell'associazione, oltre alle consuete attività di Protezione Civile, hanno sostenuto le Comunità locali attraverso diverse attività: la consegna a domicilio di farmaci e beni di prima necessità per le persone vulnerabili, e il supporto psicologico telefonico gratuito. Di seguito l'intervista al presidente di Prociv-Arci, disponibile anche sul canale Youtube di Abili a proteggere. 

Quali richieste avete ricevuto e da quale tipologia di popolazione vulnerabile?

La popolazione più vulnerabile è stata sicuramente quella degli anziani dal punto di vista numerico, poi ci sono state anche richieste di persone con disabilità. Le persone disabili con molta responsabilità e sensibilità inizialmente hanno manifestato la necessità di essere ascoltati, di sapere che c'eravamo e che in qualsiasi momento avessero avuto bisogno c'era una risposta. Nei giorni successivi sono arrivate altre e varie richieste, tra cui andare a ritirare le ricette dal medico, ricevere le medicine a casa. Ciò che mi ha colpito è stata l'assenza di pretesa di un servizio, ma le persone chiedevano se eravamo disponibili a rispondere alle specifiche necessità di ognuno, nonostante avessimo ampiamente diffuso il nostro servizio rivolto a tutta la cittadinanza. Abbiamo iniziato nei primissimi giorni a rivolgerci alla popolazione più fragile, ultrasettantenni e persone disabili, poi abbiamo dovuto allargare la fascia perché c'erano anche richieste da persone, per esempio, in cura chemioterapica, che avevano difese immunitarie basse nonostante fossero quarantenni o cinquantenni.

Come avete risposto ai bisogni? Avete rapporti con i Comuni o con altre organizzazioni?

Sì, sia con Comuni che le Regioni. Dove è stato aperto il C.O.C. ovviamente il rapporto è stato direttamente con il C.O.C. poi c'è stata necessità di interloquire anche con le aziende sanitarie. Nelle case di riposo o nelle Rsa, dove ci sono stati molti casi di Covid e le persone sono state spostate negli ospedali o in altre Rsa organizzate per affrontare l'emergenza Covid, abbiamo supportato le persone, portando per esempio i tablet per dare la possibilità di interloquire con i familiari. Come sapete, le persone che erano nelle case di riposo sono passate dalle visite frequenti che ricevevano dai familiari al ritrovarsi completamente al buio non sapendo niente e quindi c'è stato uno smarrimento iniziale. I familiari si sono, quindi, organizzati facendo loro avere tablet per facilitare la comunicazione  anche se erano in ospedale.

Voi come associazione eravate preparati a rispondere alle necessità delle persone con disabilità?

Ufficialmente no, però la risposta è stata spontanea. Sicuramente la preparazione e la formazione sono molto importanti, ma se comunque si è abituati ad affrontare le difficoltà con impegno, fantasia ed amore per quello che si fa, sia che si tratti di una persona al telefono o in presenza, si possono affrontare le difficoltà in maniera spontanea. 

Sono entrato in protezione civile a 22 anni, ne ho 58, penso di non aver perso neanche una delle emergenze nazionali, però questa è un'emergenza che ha toccato particolarmente l'animo di tutti i volontari e sta lasciando un grande segno. È chiaro che è stata una tragedia per moltissime famiglie, dove è sparita una generazione di persone con altissimi valori e questo è la grande perdita di questa nazione. Allo stesso tempo abbiamo acquisito tanti volontari con una coscienza maggiore e diversa, perché in un'esercitazione classica o in un intervento di protezione civile, sai che devi fare  determinate cose e ti rimane più o meno semplice, in questa emergenza invece si è complicato tutto però hanno tirato fuori l'animo buono che c'è in ognuno di noi e questa è stata la parte più bella. 

Faccio un ultimo esempio, siamo già alla fase 2, ma ci sono anziani che stanno continuando ancora a telefonare. Un'anziana ha telefonato anche stamattina e ha chiesto la spesa a domicilio e se può continuare a chiamarci. Il volontario che è andato un paio di volte da questa signora mi ha detto "Fabio non ti preoccupare, anche se smettiamo di fare questo servizio io comunque nel mio tempo libero mi dedicherò a questa signora."

Ringraziamo Fabio Mangani, presidente di Prociv-Arci, per la disponibilità dimostrata. 

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