Emergenza Ucraina e disabilità: la storia di Tetiana Barantsova

Tetiana Barantsova, fuggita dall'Ucraina su una sedia a rotelle nel 2014, sta aiutando altre persone con disabilità a fare lo stesso ed è diventata commissario per i diritti delle persone con disabilità nel suo paese. In 8 anni ha aiutato circa 5.000 persone a mettersi in salvo.

Emergenza Ucraina

In questo articolo, ripreso dal sito dell'UNCHR Italia, è raccontata la storia di Tetiana Barantsova, attivista in sedia a rotelle e fondatrice di Ami-Skhid, una rete regionale di ONG che aiuta gli ucraini con disabilità a mettersi in salvo dal conflitto. Per tale motivo, il governo l’ha nominata commissario per i diritti delle persone con disabilità.

Vi proponiamo la sua storia, perché simbolo di un nuovo modo di vedere le persone con disabilità: troppo spesso, infatti, in caso di emergenza, le persone con disabilità vengono viste 'solo' come persone da assistere e da soccorrere. Diversamente, questa storia ci racconta che la realtà può essere ben diversa.

Tetiana Barantsova incarna un approccio pro-attivo fondamentale nel momento in cui bisogna affrontare un'emergenza: un approccio che 'abili a proteggere' promuove, in cui la persona con disabilità diviene una risorsa fondamentale e può dare un contributo attivo, competente e capace di cogliere immediatamente le esigenze specifiche di persone che vivono una limitazione della propria autonomia.

Nel suo lavoro, pratico e concreto, emergono tutte le caratteristiche fondamentali di quello che può essere definito un soccorso inclusivo: capacità di intercettare le richieste d'aiuto, fare rete attorno alla persona con disabilità, coordinare in modo proficuo gli interventi, tenendo conto dell'accessibilità delle comunicazione, dei luoghi, dei trasporti, della logistica. La conoscenza per esperienza, se valorizzata, porta a lavorare su questi aspetti in modo immediato, portando l'attenzione su elementi che fanno la differenza quando bisogna soccorrere delle persone con disabilità.

Portare questi elementi in fase di pianificazione dei piani di emergenza della protezione civile (e testarli in fase di esercitazione), consente di prepararsi in modo adeguato, costruendo quelle reti di supporto, a livello umano e logistico, fondamentali per intervenire e potenziare il sistema di allertamento e di soccorso.

La storia che vi proponiamo dimostra come questo cambio di approccio verso le persone con disabilità sia non solo possibile, ma auspicabile e fondamentale per salvare vite.

Buona lettura.

"L’attivista Tetiana Barantsova è fuggita dalla guerra in Ucraina su una sedia a rotelle. Ora sta aiutando altre persone con disabilità a fare lo stesso. I messaggi di richiesta di aiuto possono apparire sul telefono di Tetiana Barantsova a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Qui fa freddo e non abbiamo acqua, non ci sono letti o materassi o coperte, la città viene bombardata costantemente”, si legge in un messaggio arrivato tramite Telegram da un rifugio antiaereo a Sievierodonetsk, una città dell’Ucraina orientale sottoposta a intensi bombardamenti. “Per favore, per favore, qualcuno può aiutarci a lasciare la città? Spero che questo SMS vi arrivi”.

Il messaggio è di Olha Chernozhukova, una donna di 32 anni con una lesione spinale che la costringe su una sedia a rotelle. Quando è iniziata la guerra, è rimasta nella casa che condivideva con la madre di 73 anni alla periferia di Sieverodonetsk, anche dopo che le forniture di elettricità e gas sono state interrotte. Ma dopo che una granata è atterrata nel cortile del loro vicino e un’altra ha ucciso la figlia di 3 anni di un amico, i volontari li hanno portati in un rifugio antiatomico in città. Ma anche dal rifugio, Olha poteva ancora sentire le granate che atterravano sopra di loro.

Ho pensato che saremmo state sepolte vive lì”, ha detto più tardi. “Ho provato solo orrore”.

Come molte persone con disabilità che vivono in Ucraina, Olha aveva il numero di Tetiana nel suo telefono.

Forse ho chiamato Tetiana un milione di volte”, ha ricordato. “Guardavo mia madre, che sembrava invecchiata di 10 anni, e chiamavo e chiamavo”.

Tetiana e i suoi colleghi sono i nostri angeli. Ci hanno salvato la vita”.

Non appena Tetiana ha ricevuto il messaggio di Olha, ha iniziato a lavorare con i funzionari locali e le ONG dell’Oblast di Luhansk, dove si trova Sieverodonetsk. Il giorno dopo, Olha e sua madre erano su un treno diretto a Lviv, nell’Ucraina occidentale, dove Tetiana aveva organizzato il loro soggiorno in un centro di riabilitazione per persone con disabilità.

Non so dirvi quanto sono grata”, ha detto Olha, dopo che lei e sua madre sono arrivate sane e salve a Lviv. “Molte persone pregano e ringraziano Dio e gli angeli per averle salvate. Nel mio caso, Tetiana e i suoi colleghi sono i nostri angeli. Ci hanno salvato la vita”.

Tetiana aiuta le persone con disabilità a fuggire dalle aree di conflitto e a ricominciare la loro vita in sicurezza dal 2014, quando è stata costretta a fuggire dalla sua città natale, Luhansk, nell’Ucraina orientale. Insieme al marito Oleksiy Soroka, anche lui su una sedia a rotelle, e al loro figlio di 8 anni, Pavlo, ha lottato per raggiungere un seminterrato dove potersi riparare durante un bombardamento aereo. Dopo essere riuscita a fuggire su strada, Tetiana ha iniziato a organizzare l’evacuazione di altre persone con disabilità. Ha trasformato il suo numero di telefono in una linea telefonica per le persone intrappolate nelle zone di conflitto e ha aiutato circa 5.000 persone a mettersi in salvo.

Per il suo lavoro [...] è stata scelta come vincitrice regionale per l’Europa del Nansen Refugee Award 2020 dell’UNHCR, un prestigioso premio annuale che riconosce coloro che si sono impegnati in modo straordinario per sostenere le persone rifugiate, sfollate e apolidi. Il governo l’ha anche nominata commissario per i diritti delle persone con disabilità.

Da allora, Tetiana si è battuta per ottenere maggiori servizi e supporto per i 6,6 milioni di ucraini con disabilità. I suoi sforzi stavano dando i loro frutti, ma a gennaio di quest’anno “ha percepito che stava arrivando qualcosa di molto brutto”.

Da quando sono stata costretta a fuggire nel 2014, ho capito che dovevamo prepararci”.

Ha iniziato a incontrare diversi ministeri e servizi statali per discutere di come evacuare e sostenere le persone con diversi tipi di disabilità in caso di attacco. “Una persona con problemi di udito non può sentire il suono delle sirene. Una persona non vedente non può leggere il cartello ‘Bomb Shelter’. Si è pensato a tutti i possibili scenari”, dice Tetiana.

Ma la portata della guerra iniziata il 24 febbraio ha colto tutti di sorpresa. “Nel 2014, almeno sapevamo chiaramente in quali oblast’ era sicuro inviare le persone. Il 24 febbraio si sono sentite esplosioni in tutta l’Ucraina. È iniziato il panico”.

In mezz’ora c’erano 18 persone che avevano bisogno di aiuto”.

Tetiana, Oleksiy e Pavlo, ora 16enne, sentivano i familiari rumori della guerra dal palazzo di 24 piani in cui vivevano a Boryspil, una città della regione di Kiev.

Abbiamo deciso di partire immediatamente”, racconta Tetiana. “Abbiamo telefonato alle persone con disabilità che vivevano vicino a noi e in mezz’ora c’erano 18 persone che non avevano mezzi per andarsene e avevano bisogno di aiuto”.

Lei e Oleksiy hanno fatto entrare quanti più di loro nel loro mini-van appositamente adattato e hanno guidato verso ovest. Tra i passeggeri c’erano otto bambini disabili, un neonato di due settimane, tre persone in sedia a rotelle e una donna di 85 anni. A un certo punto il furgone si è rotto e hanno passato ore a cercare aiuto. Quando finalmente hanno raggiunto la loro destinazione – la casa di un amico nell’Ucraina occidentale – la casa era già piena e hanno deciso di proseguire verso la Lettonia, dove un’altra amica di Tetiana li ha aiutati a trovare delle stanze in un centro di accoglienza.

Soddisfatta di aver lasciato il gruppo in buone mani, Tetiana è tornata in Ucraina con Oleksiy per aiutare a trasportare gli altri in salvo. Hanno fatto diversi viaggi avanti e indietro, trascorrendo lunghe ore sulla strada, finché Oleksiy ha avuto un collasso ed è stato ricoverato in ospedale in Lettonia.

Ora Tetiana si affida ai suoi numerosi contatti con le autorità locali, le ONG e i volontari di tutta l’Ucraina per aiutare a evacuare le persone con disabilità che la chiamano attraverso la linea telefonica diretta, attiva 24 ore su 24, da lei istituita. La linea diretta, che ha sette numeri diversi, riceve decine di chiamate ogni giorno.

Mentre molte persone con disabilità hanno lasciato il Paese all’inizio della guerra, altre non vogliono andarsene. Come Olha, rimangono nelle loro case il più a lungo possibile.

È molto difficile aiutarli, a causa dei combattimenti in corso”, dice Tetiana. “Così chiamiamo le autorità locali e chiediamo il loro aiuto… Rispondono [via SMS] con parole semplici: ‘Ci penso io’ e poi inviano un ‘+’, e io so che la persona è stata assistita”.

L’organizzazione delle evacuazioni è solo il primo passo per aiutare le persone con disabilità costrette a fuggire a causa della guerra. Una volta raggiunte aree più sicure, hanno bisogno di ulteriore supporto per trovare una sistemazione adeguata, cure mediche e altri servizi.

Tetiana fa del suo meglio per organizzare dei volontari che incontrino coloro che arrivano alle stazioni ferroviarie e li portino ai rifugi, ma molti di questi edifici mancano delle strutture specializzate di cui hanno bisogno.

Parte del suo tempo è dedicato a visitare, insieme all’UNHCR, i centri di accoglienza dell’Ucraina occidentale e a offrire consigli su come adattarli e renderli più accessibili alle persone con disabilità. L’UNHCR contribuisce a finanziare i miglioramenti necessari. Inoltre, dà priorità alle persone con disabilità nel suo programma di assistenza in denaro multiuso.

Mentre le settimane diventano mesi e le chiamate continuano ad arrivare, il peso di questo lavoro è immenso.

Quello che Tetiana e il suo team stanno facendo è molto importante”, dice Yulia Maligonova, che lavora per il Servizio di emergenza dello Stato ucraino e comunica regolarmente con Tetiana. “Prende ogni caso molto personalmente, si preoccupa di ogni persona che le chiede aiuto. È molto dura dal punto di vista emotivo”.

Tetiana riconosce il peso di questo lavoro, ma lo descrive come una responsabilità a cui non può sottrarsi. “Non ho molta forza”, dice. Ma non posso tirarmi indietro se so che posso aiutare”.

Ho la pace nell’anima perché so che nessuna delle migliaia di persone che si sono rivolte a me è stata abbandonata, tutte hanno ricevuto sostegno”.

Fonte e foto: UNCHR Italia

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