Intervista a Nazaro Pagano, ANMIC: presidi, assistenza, RSA

La redazione di Abili a proteggere ha intervistato Nazaro Pagano, presidente Anmic. Tra i temi più dibattuti: presidi di protezione individuale, assistenza domiciliare, centri diurni, RSA, didattica a distanza e fase 2

Il 17 aprile Abili a proteggere ha intervistato Nazaro Pagano, presidente dell'ANMIC, Associazione nazionale mutilati e invalidi civili, nonché presidente della FAND, la Federazione tra le associazioni nazionali delle persone con disabilità. Tra i temi più dibattuti i presidi di protezione individuale, l'assistenza domiciliare, i centri diurni, le RSA, la didattica a distanza per gli alunni con disabilità e la fase 2. 

Come stanno vivendo le persone con disabilità questa emergenza di coronavirus?

Purtroppo male perché noi lo avevamo già anticipato all'inizio proprio della fase emergenziale che c'erano problemi seri sia all'interno delle mura domestiche delle singole persone con disabilità e per le loro famiglie ma sia negli ambiti protetti come le RSA. Purtroppo la stanno vivendo male perché abbiamo potuto riscontrare, anche nel corso poi dello svilupparsi dell'epidemia, un certo distacco nei confronti delle persone con disabilità: la mancanza dei presidi di protezione individuale, la mancanza di assistenza domiciliare, la chiusura dei centri diurni, che abbiamo sollecitato e che era necessaria. Naturalmente avevamo anche auspicato che ci fosse una integrazione di assistenza presso i domicili di queste persone proprio perché non potevano più afferire ai centri diurni, quindi tutto un insieme di situazioni che hanno fatto evidenziare la fragilità del sistema socio assistenziale nel nostro Paese, con diversità territoriale dove più si è manifestato anche lo stato emergenziale. 

Che supporto riesce a dare Anmic in questa emergenza alle persone con disabilità?

Ascolto e supporto psicologico. Abbiamo immediatamente attivato dei numeri di emergenza proprio per cercare di comprendere, di supportare e di essere ancora più vicino alle persone, che, non potendo liberamente circolare, non potendo afferire alle nostre strutture su tutto il territorio nazionale, hanno incontrato notevolissime difficoltà anche in ragione dei vari Dpcm, per esempio sui 15 giorni cumulativi piuttosto che il congedo parentale. C'è stata, infatti, una sovrapposizione di chiarimenti da parte dei vari enti istituzionali, l'Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità presso la Presidenza del Consiglio, l'Inps e il Ministero del Lavoro, che ha generato non poca confusione. Abbiamo, inoltre, attivato su tutto il territorio nazionale i nostri volontari, che nella prima fase hanno dovuto supportare anche le strutture sanitarie per evidenziare le difficoltà o le emergenze che c'erano proprio in termini di contagio tra i disabili. Stiamo attuando in questo momento, sempre su tutto il territorio nazionale, anche una sorta di accompagnamento psicologico e abbiamo anche potenziato l'ufficio anti discriminazione per dare, eventualmente nelle circostanze che si manifesteranno, tutto il nostro supporto da un punto di vista legale rispetto ai diritti delle persone.

Ricerca dispositivi di protezione. Noi abbiamo 104 sedi provinciali, 19 sedi regionali e circa 500 delegazioni comunali e intercomunali. Abbiamo preferito accentrare l'organizzazione su base provinciale perché eravamo molto più vicino ai bisogni dei cittadini, abbiamo lasciato a livello regionale la possibilità di coordinarsi e di rapportarsi con gli enti regionali, quindi con i vari assessorati delle politiche sociali regionali per tentare e per avviare quel processo di protezione a favore di queste persone. L'assenza dei dispositivi di protezione individuale è stata una situazione abbastanza evidente, però tengo a precisare che in raccordo con l'Ufficio per la disabilità istituito presso la Presidenza del Consiglio, in particolare con il dottor Caponetto, ci siamo attivati nei confronti della protezione civile per raccordare gli Assessorati alla Sanità nelle varie Regioni con le nostre associazioni o con le associazioni aderenti alla nostra federazione, che è la FAND, per attivare non solo la distribuzione delle mascherine, ma per evidenziare le emergenze più significative. Purtroppo è stata un po' fallimentare questa situazione perché non abbiamo avuto riscontro dai territori regionali e in particolare dagli assessorati, a cui la lettera da parte della Presidenza del Consiglio a firma del Responsabile dell'Ufficio della disabilità è stata inviata. Se devo evidenziare un problema è che c'è stata una frattura tra il governo centrale e i governi regionali.

Dai numeri di emergenza attivati, avete dei riscontri su quelle che sono le tipologie di esigenze che arrivano dai territori?

Didattica a distanza. Il primo ambito su cui si dovrebbe intervenire è la didattica a distanza per gli alunni con disabilità, che dovrebbe essere assolutamente implementata. Chiaramente dobbiamo aspettare le indicazioni da parte del Governo e se effettivamente la scuola non riaprirà questo è un problema serio, grave e già oggi sta presentando degli elementi di rigidità. Nell'immediatezza dell'impatto emergenziale era anche giustificato, ma chiaramente col passare dei giorni pensavamo che la situazione potesse migliorare. Purtroppo molti alunni con disabilità non possono afferire ad una strumentazione tecnologica tale da poter partecipare ad una didattica a distanza, non ci sono i supporti tecnici opportuni come gli assistenti alla comunicazione all'interno delle mura domestiche e chiaramente c'è anche una situazione di svantaggio sociale ed economico e molte famiglie non sono nelle condizioni di poter reperire sul mercato gli strumenti tecnologici per far mettere in relazione gli alunni con gli insegnanti e quindi con i diversi ambiti scolastici. Abbiamo apprezzato il fatto che il Ministro della Pubblica Istruzione abbia immediatamente disposto lo stanziamento di risorse per giungere all'acquisto maggiore di strumenti tecnologici, però purtroppo da molti ambiti territoriali ci arrivano delle segnalazioni che c'è una deficienza di questo tipo.

Richiesta proroga permessi. Un altro tema fondamentale su cui bisognerà intervenire immediatamente è che con la fine del periodo di lock down, in previsione che la scuola e i centri diurni non riapriranno, per i lavoratori pubblici e privati che hanno nel proprio nucleo familiare una persona disabile, che non potrà accedere ai centri diurni o andare a scuola, vorremmo creare i presupposti perché quel provvedimento che ha implementato di ulteriori 15 giorni la possibilità di usufruire della legge 104, art.3 comma 3, possa essere esteso anche per il mese di maggio. In caso contrario rischiamo che molti genitori o molti figli dovranno restare a casa per accudire le persone, il congiunto disabile, perché non può essere lasciato solo. Anche un bambino normodotato non può essere lasciato da solo a casa, però nella fattispecie ci sono delle problematiche ancora più evidenti e marcate e quindi è necessario capire quali possono essere gli strumenti e le azioni da attuare per cercare di alleviare le difficoltà delle famiglie in Italia.

La fase due è una fase importante, significativa. Abbiamo qualche perplessità sulle modalità con cui questa fase 2 si potrà realizzare soprattutto in funzione del fatto che è stata individuata una task force per la realizzazione di questa fase 2. Nulla da eccepire sulla bontà e sulla qualità dei nomi inseriti all'interno di questa task force però la metodologia che è stata utilizzata non ci è tanto piaciuta almeno per quanto riguarda la Fand, per quanto riguarda Anmic, perché volevamo essere consultati, volevamo confrontarci con il Governo, cosa che purtroppo non è avvenuta, proprio per rappresentare dalla base territoriale quali sono le esigenze del territorio, perché credevamo di poter dare dei suggerimenti. Anche in merito alla situazione di emergenza drammatica che è nelle Rsa, fin dal sorgere di questa situazione avevamo rappresentato la necessità di dover intervenire immediatamente in quegli ambiti perché potevano essere come sono stati poi dei focolai che portavano a conseguenze drammatiche, purtroppo non siamo stati ascoltati. Devo dire e devo essere sincero, il dottor Caponetto dell'Ufficio per la disabilità si è attivato a segnalare almeno la predisposizione dei presidi di protezione. Purtroppo anche su questo ci lamentiamo perché c'è stata una sorta di allerta non ai massimi livelli, ma è stato un intervento abbastanza relativo.

Ringraziamo il presidente dell'ANMIC e della FAND Nazaro Pagano per la disponibilità dimostrata. 

L'intervista a Nazaro Pagano è disponibile nella versione integrale e sottotitolata sul nostro canale youtube Abili a proteggereNiente di Speciale è la sezione del sito dedicato alle interviste della redazione Abili a proteggere, perché non esistono bisogni speciali ma specifiche necessità

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Fonte foto: Anmic