Exe Campi Flegrei: testato modulo DisEvac. La parola a Gionata Fatichenti

Il modulo DisEvac è stato sperimentato per la prima volta durante l'Exe Flegrei. Gionata Fatichenti, Direttore dell'area emergenza delle Misericordie d'Italia, ci racconta come nascono e a cosa servono

I moduli Disevac sono operativi da circa due anni, realizzati dalla Confederazione delle Misericordie su richiesta del Servizio Sanitario del Dipartimento, ispirata dalle necessità dei piani nazionali "Vesuvio" e "Flegrei". Il modulo DisEvac vuole essere un modello d’intervento per l’evacuazione sicura e protetta di soggetti “special care” nelle aree sicure. Il loro compito è trasportare, anche su lunghe distanze, persone non autosufficienti, fornendo loro l'assistenza necessaria.

Il Dipartimento della protezione civile e Abili a proteggere hanno intervistato Gionata Fatichenti, Direttore dell'area emergenza delle Misericordie d'Italia, che ci ha raccontato come sono nati e cosa sono i moduli DisEvac. Riportiamo i punti focali dell'intervista. 

"La regola che seguiamo ormai da anni è quella di mettere a sistema le risorse che abbiamo e che impieghiamo quotidianamente. Il modulo DisEvac non è banalmente una colonna di mezzi adatti ed adeguati a trasportare soggetti non trasportabili con altri mezzi, ma è proprio una presa in carico di queste persone da una struttura come quella che testiamo qui oggi, che è l'RSA, ma anche da un'area di attesa, se i tempi lo consentono anche dal proprio domicilio. C'è una propria presa in carico da un team, che insieme ai mezzi raggiunge la persona, la prende in carico sotto il profilo sanitario ed è composto da un infermiere, da un o.s. e da un tecnico che fa il capo modulo. Il capo colonna sta attualmente ricevendo adeguate consegne da parte del personale sanitario, le sta catalogando all'interno di un raccoglitore, nominando ovviamente ospite per ospite e poi, una volta accompagnati gli ospiti a bordo della colonna dei mezzi, li accompagnerà a destinazione dove avverrà il processo inverso."

Come è nata l'esigenza di un modulo specifico per la disabilità?

Credo sia fondamentale e negli scopi che si dà la protezione civile e che noi sposiamo in pieno, l'esigenza di occuparsi di persone con disabilità, persone vulnerabili. L'idea di creare un modulo è di dare non solo il giusto tempo di risposta, perché se c'è un modulo l'attivazione è più immediata, ma credo che il vantaggio sia appunto la presa in carico, da parte di una equipe formata per fare questo, che ha delle istruzioni ben precise, che fa questo tutti i giorni e che quindi può calmierare il disagio in una fase di evacuazione di soggetti che definiamo "special care".

Il compito delle istituzioni comunali oggi è di attivare, accanto al piano, un censimento che ci dica quali saranno nel caso di attivazione i multi obiettivi. Di fronte a delle realtà estremamente virtuose, che hanno un censimento ben aggiornato e integrato fra i servizi sanitari, i servizi sociali e l'auto censimento della persona, abbiamo anche situazioni in cui ancora questa mentalità va incentivata.

Se c’è un target definito, come oggi qui nell’Rsa di Posillipo, Disevac non presenta particolari criticità perché è pensato per operare in aree precise, ma stiamo lavorando per sviluppare un modello che possa operare nella maniera più ampia possibile e con obiettivi sempre più grandi.

Il modulo DisEvac è stato sperimentato per la prima volta durante l'Exe Flegrei, simulando l'evacuazione della RSA a Posillipo. Ponendo l'ipotesi che una parte della popolazione non autosufficiente non sia stata evacuata in fase di allarme, è stato sperimentato un modo rapido e funzionale per indicare le persone che, nelle aree di attesa in zona rossa, non potendo salire sugli autobus previsti, debbano essere evacuati con altri mezzi assistiti. Ogni Modulo DisEvac trasporta 50 persone e rispettivo bagaglio, oltre che farmaci personali e cartella clinica, che sono presi in carico dall'equipaggio sanitario del modulo.

Ringraziamo Gionata Fatichenti, Direttore dell'area emergenza delle Misericordie d'Italia, per la collaborazione e disponibilità dimostrate. 

Fonte: Abili a proteggere, Dipartimento della Protezione Civile

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