Relazionarsi con la diversità: informazioni di base per relazionarsi in modo adeguato

È importante conoscere le varie tipologia di disabilità per orientare l’approccio. 

Relazionarsi in modo adeguato con una persona con disabilità motoria

La disabilità motoria comprende un’ampia varietà di condizioni il movimento può essere danneggiato.

  • Rivolgiti direttamente alla persona, non al suo accompagnatore. 
  • Se possibile e se la comunicazione è prolungata, mettiti al livello degli occhi della persona in sedia a ruote. Mantieni una postura naturale, favorendo la comunicazione.
  • assicurati che il luogo dell'evento, o dell'incontro, e il percorso, sia libero da eventuali barriere architettoniche
  • in presenza di ostacoli, quali scale o gradini, aiutala a superarli nel seguente modo: posizionati dietro la carrozzina, impugna le maniglie della sedia inclinandola all’indietro di circa 45° ed affronta l’ostacolo, mantenendo la posizione inclinata fino a che non raggiungi un luogo sicuro e in piano. Ricorda di superare l’ostacolo procedendo sempre all’indietro.Se possibile e se la comunicazione è prolungata, mettiti al livello degli occhi dell’utente in sedia a ruote
  • Non appoggiarsi ad una sedia a rotelle o ad un altro dispositivo di assistenza
  • Non dare per scontato che una persona voglia essere spinta: chiedi sempre prima
  • Rivolgiti direttamente alla persona in carrozzina, anche se accompagnata da un’altra persona
  • Per il trasporto di una persona non in grado di collaborare non sottoporre a trazione le sue strutture articolari perché potresti provocarle danni, ma utilizza come punti di presa il cingolo scapolare (complesso articolare della spalla) o il cingolo pelvico (complesso articolare del bacino e delle anche).
Relazionarsi in modo adeguato con una persona con una persona con disabilità uditiva

È una disabilità grave in quanto colpisce la dimensione relazionale e comunicativa dell’individuo, il suo essere in società.

  • Non parlare ad alta voce con le persone sorde e scandisci le parole favorendo la lettura labiale. In presenza di un interprete Lis, parla direttamente alla persona, non all'interprete. 
  • Scrivi in stampatello se hai difficoltà a comunicare nomi e parole oppure se la persona  non è in grado di leggere il labiale.
  • Tieni ferma la testa e posiziona il viso all’altezza degli occhi e, se è possibile, posizionati in un’area illuminata.
  • Facilita la lettura labiale, eviterai incomprensioni ed agevolerai il soccorso
  • quando parli, tieni ferma la testa e posiziona il viso all’altezza degli occhi dell’interlocutore e, se è possibile, posizionati in un’area illuminata
  • parla distintamente, possibilmente con una corretta pronuncia, usando frasi brevi con un tono normale 
  • scrivi in stampatello se hai difficoltà a comunicare nomi e parole oppure se la persona che stai assistendo non è in grado di leggere il labiale
  • mantieni una distanza inferiore al metro e mezzo.

Anche le persone con protesi acustiche hanno difficoltà a recepire integralmente il parlato, cerca quindi di attenerti alle stesse precauzioni. Se necessario, usa  preferibilmente una mascherina trasparente per comunicare con le persone sorde o con ipoacusia.

Relazionarsi in modo adeguato con una persona con una persona con disabilità visiva
  • Annuncia la tua presenza e parla con voce distinta
  • spiega la reale situazione di pericolo
  • parla direttamente all’interlocutore, evitando di alternare una terza persona nella conversazione
  • offri assistenza lasciando che la persona esprima le sue necessità
  • descrivi anticipatamente le azioni da intraprendere
  • guida la persona lungo il percorso nel modo che ritiene più idoneo, appoggiata al braccio o alla tua spalla e leggermente più dietro a te
  • annuncia la presenza di ostacoli come scale, porte, o altre situazioni di impedimento
  • se accompagni più persone con le stesse difficoltà aiutale a tenersi per mano oppure a mettersi in fila indiana, qualora lo spazio fosse ridotto

In caso di presenza di persona non vedente con cane guida

  • Non accarezzare od offrire cibo al cane senza permesso del padrone
  • se il cane porta la “guida”(imbracatura) significa che sta operando: se non vuoi che il cane guidi il suo padrone, fai rimuovere la guida
  • se devi badare al cane su richiesta del padrone, tienilo per il guinzaglio e mai per la “guida”.
Relazionarsi in modo adeguato con una persona con una persona con disabilità intellettiva

Risulta dall'insieme dei deficit dello sviluppo cognitivo e socio-relazionale. Le abilità mentali incidono sugli ambiti concettuale, sociale, pratico.

  • Creare familiarità con situazioni opportunamente ripetute
  • Accertati che la persona abbia compreso i contenuti dati 
  • Fornisci informazioni suddividendole in semplici fasi successive, rivolgendoti direttamente alla persona
  • usa segnali semplici o simboli facilmente comprensibili
  • fornisci istruzioni suddividendole in semplici fasi successive, rivolgendoti direttamente alla persona
  • usa segnali semplici o simboli facilmente comprensibili
  • fai domande aperte e non chiuse, concedi più tempo per la risposta
  • relazionati con i caregiver formali e informali per condividere informazioni
  • mettiti in ascolto. Per ulteriori informazioni, clicca qui

ELEMENTI TEORICI DELLA COMUNICAZIONE

I linguaggi si distinguono in verbale, non verbale e paraverbale.

  • Linguaggio verbale

La comunicazione verbale, che utilizza il linguaggio orale o scritto, rappresenta la più diffusa modalità di comunicazione di esperienze fra gli esseri umani, utilizzata per semplificare la realtà, per organizzarla, per analizzarne e definirne i tratti fondamentali, per ricordare le esperienze passate e proiettarsi nel futuro. Essa presuppone scelte lessicali che definiscono l’uso di alcuni termini piuttosto che altri e la costruzione logica delle frasi.

Il linguaggio verbale assolve a numerose funzioni:
Funzione ideativa: permette di esprimere agli altri le proprie esperienze e idee, di

condividere le proprie conoscenze, di scambiarsi informazioni sulla realtà in cui si vive e si agisce; Funzione interpersonale: permette agli individui di interagire con gli altri, stimolare le loro

reazioni, creando un continuo feedback, ricco anche di connotazioni empatiche/affettive;
Funzione educativa: l’educazione si basa soprattutto sull’interazione verbale: le conoscenze degli altri vengono trasmesse attraverso comunicazioni orali e scritte, permettendo di utilizzarle a proprio vantaggio, sia per conoscere la realtà circostante, sia per risolvere in modo più efficace i

problemi;
Funzione testuale: consente di stabilire legami fra le varie parti di un messaggio e il contesto

in cui esso viene manifestato. Il linguaggio è un insieme di segni dotati di significato; esso favorisce il ragionamento, la riflessione, lo sviluppo del pensiero logico;

Funzione simbolica: permette all’individuo di esprimersi ricorrendo ai simboli; si rappresenta un oggetto, una persona, una situazione mediante un simbolo verbale, che diventa un legame psicologicamente necessario per indicare quell’oggetto, quella persona o quella situazione.

Linguaggio verbale: caratteristiche

È il linguaggio dell’uomo ed è formato di parole:

  • Può essere parlato o scritto
  • Trasmette il messaggio con precisione e completezza
  • Descrive e completa il linguaggio non verbale
  • Si manifesta attraverso le lingue
  • Si rinnova continuamente
  • È controllabile

Non si deve ovviamente confondere il linguaggio verbale, definito come sistema organizzato di parole, con la lingua, che è il prodotto di un determinato gruppo etnico o sociale di persone in una precisa situazione storico-ambientale e rappresenta il più complesso sistema di segni, le parole, organizzato tramite una rete di relazioni e di combinazioni, per mezzo del quale gli appartenenti ad una collettività comunicano tra loro.

Una forma specifica di linguaggio verbale sono i linguaggi di settore o specialistici, creati per soddisfare le esigenze comunicative di alcuni settori di attività o professioni.
Il linguaggio, strumento flessibile, si adegua ai bisogni provenienti dai diversi ambiti di azione dell’uomo e si specializza creando espressioni e parole con nuovi o specifici significati.

Il fenomeno della settorialità e della specializzazione interviene soprattutto sul piano lessicale (delle parole, dei vocaboli) e dei modi di dire con i cosiddetti tecnicismi: di questi, alcuni sono necessari, sia perché nel linguaggio comune non esistono espressioni equivalenti, sia per rapidità di espressione, sia perché rivolti ad interlocutori con i quali si condivide un “codice lessicale”.

Un esempio è dato dal linguaggio medico, che è un linguaggio di tipo misto, perché utilizza anche parole ed espressioni di altre lingue antiche latine o greche o moderne, come l’inglese. Il linguaggio medico fa parte dei cosiddetti tecnicismi collaterali in quanto utilizza termini caratteristici di un certo ambito settoriale, che però sono legati non a effettive necessità comunicative bensì all’opportunità di adoperare un registro elevato, distinto dal linguaggio comune.

Così, un malato dirà che sente (avverte, prova) un forte dolore allo stomaco, mentre in una cartella clinica il medico tradurrà questo sintomo più o meno così: «Il paziente accusa (o lamenta, riferisce) vivo dolore nella regione epigastrica». Accusare (lamentare, riferire) vivo, come attributo preferenziale, accompagnato a dolore per qualificarne l’intensità e la regione per indicare un certo distretto anatomico sono altrettanti tecnicismi collaterali. Potrebbero essere sostituiti o tradotti in forme condivise dal linguaggio comune, ma sono tipici dello stile espositivo dei medici.

Il linguaggio medico, tuttavia, se non giustificato da reali esigenze comunicative, come può avvenire essenzialmente nel rapporto tra professionisti sanitari ed utilizzato in eccesso o impropriamente nel rapporto di cura (poiché mittente e destinatario non utilizzino lo stesso codice per produrre ed interpretare il messaggio), rappresenta un ostacolo alle relazioni e ai rapporti con i pazienti.

Per esempio per indicare l’osso del braccio dobbiamo servirci del tecnicismo “omero”, che non crea problema di comprensione se rivolto a un altro professionista ma che potrebbe non essere compreso appieno da un “profano”, per cui è necessario, se l’interlocutore è un paziente, decodificare il termine ricorrendo a una perifrasi magari accompagnata da gesti quale: “l’osso del braccio, qui”.

Linguaggio non verbale

E’ un linguaggio “di relazione”, legato alla postura, ai movimenti, alla posizione occupata nello spazio; sostiene, completa o a volte contraddice la comunicazione verbale fungendo da canale di

dispersione, in quanto, essendo meno facile da controllare rispetto alla comunicazione verbale, lascia filtrare contenuti profondi. La comunicazione non verbale può esistere anche in assenza di comunicazione verbale, poiché, in alcuni contesti, può trasmettere messaggi altrettanto significativi.

La comunicazione non verbale comprende:
Il linguaggio silenzioso o linguaggio corporeo, include:

  • la mimica facciale e lo sguardo, che possono da soli esprimere un messaggio comunicativo, rinforzare o contraddire ciò che viene detto e fornire dei feedback quando sono gli altri a parlare.
  • l’abbigliamento: l’importanza comunicativa dell’abbigliamento dipende dalla sua visibilità, dal fatto che gli abiti possano essere letti a distanza maggiore di quella necessaria a percepire altri segnali inviati dal corpo e perché i messaggi che l’abbigliamento invia riguardo a sesso, status sociale, etc. mettono in condizione di adattare il comportamento molto prima di quanto non potrebbero permettercelo ad esempio l’analisi dell’espressione del viso o del modo di parlare;
  • la postura: cioè il modo in cui le persone si atteggiano sia quando sono in piedi che quando camminano. Tramite l’atteggiamento posturale gli individui possono anche manifestare il diverso grado di accessibilità consentito all’altro.
  • l’orientamentospaziale:ilmodoincuilepersonesisituanorispettivamentenellospazio è indicativo degli atteggiamenti e quindi dei rapporti interpersonali.
  • La distanza interpersonale: Hall(1982)neisuoistudisullaprossemica,ossiasulmodoin cui le persone per convenzione si dispongono nello spazio, ha individuato quattro diverse distanze: la distanza intima (0.35 cm) la distanza persona-causale (35-100 cm) la distanza sociale (1-3 mt) la distanza pubblica (dai 3 mt in su). La distanza interpersonale varia anche in rapporto alla cultura, all’ambiente, alle situazioni.Un caso particolare, legato alla riflessione prossemica, è quello del tocco, che nelle professioni di cura ha una rilevanza e una frequenza particolare.
    Va tenuto presente che la reazione al contatto dipende da come, quando e dove uno venga toccato; Se in alcune situazioni può essere un semplice codice culturale (la stretta di mano per esempio), in altre situazioni può essere un linguaggio non verbale di sostegno (la mano sulla spalla per esempio). Dal momento in cui si tocca l’altro è importante essere consapevoli che si entra nella sua sfera intima; prendere in considerazione le differenze culturali e prestare accurata attenzione ai feedback si avvera ancora più importante. Per esempio, con tutti i limiti di una generalizzazione, il tocco naturale e spontaneo di un europeo del Sud potrebbe essere considerato un invasione irrispettosa da parte di un europeo del Nord.Il linguaggio dell’azione: che comprende tutti i movimenti che non sono usati esclusivamente come segnali. Per esempio azioni spontanei (gesticolazioni, grattarsi la testa, guardare l’ora,...) o azioni effettuate per provocare una reazione (guardare l’ora per portare l’attenzione dell’altro sul tempo che scorre, agire esagerando i segni di fatica per essere aiutati,...).Il linguaggio degli oggetti: composto da tutte quelle esibizioni, intenzionali e non, di cose materiali, ad esempio, il fatto che tra due persone che parlano sia interposta una scrivania, un tavolo, un computer, un monitor, una lampada.Linguaggio non verbale: caratteristiche • È usato dall’uomo e dagli animali
  • L’uomo lo usa alternandolo o insieme alle parole: gesti, atteggiamenti, movimenti del corpo, suoni, odori, uso dello spazio e della disposizione in esso di cose o persone
  • È semplice, immediato, sintetico e rafforza (o contraddice) il linguaggio verbale
  • Non è adatto a comunicare messaggi complessi
  • È difficilmente controllabile

Il linguaggio paraverbale

E’ legato agli aspetti vocali quali il timbro, il tono, il volume, il ritmo della voce, le pause, l’enfasi; permette di trasmettere con maggiore efficacia il messaggio che vogliamo comunicare al nostro interlocutore e di dare risalto ad un concetto piuttosto che ad un altro. Un buono uso del linguaggio paraverbale, cioè il modo in cui qualcosa viene detto, consente di migliorare l’efficacia della comunicazione con un singolo interlocutore o in un gruppo.

Il timbro è l’insieme delle caratteristiche individuali della voce, possiamo definirlo come il colore della voce e può influire molto su noi stessi e sugli altri.
Il tono è principalmente un indicatore dell’intenzione e del senso che si dà alla comunicazione. Con differenti toni di voce si possono esprimere diversi tipi di emozioni: entusiasmo, disappunto, interesse, noia, coinvolgimento, apatia, apprezzamento; viene influenzato da fattori fisiologici (età, costituzione fisica) e dal contesto.

Il volume riguarda l’intensità sonora, il modo di calibrare la voce in base alla distanza dall’interlocutore e in base all’importanza dell’argomento trattato; una persona che si trova a parlare con un superiore tenderà ad avere una frequenza di voce più bassa rispetto al normale.
Il ritmo conferisce in un discorso maggiore o minore autorevolezza alle parole pronunciate. Le pause, la lentezza o la velocità nel comunicare possono servire come fattori che sottolineano, accentuano o sfumano il significato delle parole.

La comunicazione interpersonale generalmente utilizza i tre linguaggi sopra descritti: verbale, non verbale, para verbale. A conferma del fatto che nel rapporto con gli altri giocano un ruolo determinante non solo il linguaggio verbale, come
erroneamente si crede, ma anche quello non verbale e

paraverbale, si cita lo studio effettuato già negli anni ’70 da Albert Mehrabian7, il quale ha rilevato che nella comunicazione, soprattutto quella connotata da forte contenuto emotivo, la parte verbale della comunicazione non ha un ruolo centrale.

Secondo tale studio, soltanto il 7% della comunicazione sarebbe costituito dal contenuto semantico delle parole, mentre una percentuale maggiore sarebbe veicolata dal linguaggio paraverbale, particolarmente dalla mimica facciale, dalla gestualità, dai movimenti del corpo e dalle posture, dal contatto visivo e i movimenti oculari.

7 Albert Mehrabian, Nonverbal communication, Chicago, IL, Aldine-Atherton, 1972

Anche altri studi8 hanno verificato una maggiore rilevanza della componente non verbale, in alcuni dei quali si ipotizza una rilevanza del non verbale superiore al 60%

fonte:

Comunicazione e perfomance professionale: metodi e strumenti. Ministero della Salute, 2015

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